Upskilling vs. reskilling

Il mio ruolo verrà sostituito da un robot? Ci sono persone più talentuose di me che prenderanno il mio posto? Il mio lavoro esisterà ancora, tra 5 anni? Queste sono solo alcune delle domande che qualche tuo collaboratore potrebbe porsi. Ma è davvero così che andranno le cose? La scossa ricevuta con la pandemia ci porterà a dover rivalutare le nostre competenze, o acquisirne di nuove? In alcuni settori, oggi la paura per il futuro è più concreta che mai. Per fortuna, però, moltissime aziende riconoscono il valore dei propri collaboratori e si impegnano a garantire loro sicurezza e benessere a lungo termine. Quindi, come liberare i colleghi dalla paura e dall’incertezza? Le opzioni che è possibile esplorare sono due: l’upskilling e il reskilling. Attenzione! Possono sembrare concetti simili, ma il percorso che porta ad acquisire competenze aggiuntive o a svilupparne di totalmente nuove è molto differente. Quale delle due opzioni si adatta meglio alla tua azienda e come puoi preparare i tuoi collaboratori ad affrontare le sfide future?

Di cosa ha bisogno il tuo team?

Upskilling: aggiornare le competenze

I tempi stanno cambiando: il mondo del lavoro richiede competenze sempre nuove, molti compiti sono ormai automatizzati e la digitalizzazione sta cambiando le carte in tavola per molti professionisti. Secondo un recente studio condotto da Mercer, a causa di questi cambiamenti del contesto, il 48% dei responsabili HR delle aziende italiane ritiene prioritario mettere in campo attività di reskilling e upskilling. I due termini, sebbene si assomiglino, hanno significati molto diversi. Il reskilling prevede una totale riqualificazione delle competenze e si applica soprattutto ai casi in cui la professione svolta sia da considerarsi ormai obsoleta; l’upskilling, invece, prevede un aggiornamento e un ampliamento delle competenze già possedute.

Partiamo dall’upskilling. Investire in attività di aggiornamento delle competenze significa rafforzare skill già esistenti allo scopo di consentire alle proprie risorse di rispondere al meglio alle nuove sfide del mondo del lavoro (ad esempio la crescente digitalizzazione), garantire maggiore flessibilità e aumentare la produttività. Un buon esempio è la resilienza, ovvero quella competenza trasversale che permette di adattarsi e reagire ai cambiamenti del contesto. Prendiamo il caso della pandemia, che più di tutto ci ha richiesto forte resilienza: se prima eravamo abituati agli incontri fisici e a una giornata lavorativa che iniziava e terminava entro le mura dell’ufficio, il Covid ci ha costretti ad adattarci a ritmi molto diversi e in molti casi ci ha impedito di dividere adeguatamente lo spazio professionale da quello personale. Ci è stato chiesto continuamente di avere pazienza e rispondere di volta in volta a nuove regole e procedure, e questo ci ha insegnato a portare a termine i nostri compiti anche in situazioni non familiari. Per qualcuno, il miglioramento delle competenze è stato semplice e naturale; mentre altri hanno dovuto faticare per trovare un nuovo equilibrio, imparando ad essere più resilienti.

Il processo di upskilling inizia dal comprendere quali sono i trend del mercato, le necessità per il ruolo in questione e le competenze che è necessario sviluppare per sopperire a eventuali carenze all’interno dei team. Ad esempio: è meglio sviluppare nuove competenze legate a Excel per ottimizzare una certa mansione? Esiste uno strumento in grado di permetterci di ottimizzare un processo, automatizzando alcuni passaggi? È necessario imparare a usare nuovi tool? È utile che qualcuno all’interno del team conosca le basi del coding? E così via. Ma ci sono anche casi in cui sono gli stessi dipendenti a voler proattivamente apprendere qualcosa di nuovo o rafforzare il proprio set di competenze per poter migliorare la produttività individuale e del team.

Una volta individuate tutte le competenze necessarie di cui il team è carente, è necessario prendersi il tempo per parlarne con i dipendenti e comprendere le loro sensazioni al riguardo. Indubbiamente, alcuni di loro saranno desiderosi di cogliere l'occasione per lavorare ulteriormente sul proprio sviluppo personale; altri, invece, potrebbero essere più restii per paura di fallire, paura del cambiamento, o mancanza di flessibilità. Per incoraggiare i tuoi collaboratori a proseguire nella formazione, potresti fissare degli incontri con loro e utilizzare i seguenti argomenti:

  • “Rafforzare le tue competenze ti consentirà di crescere all’interno del tuo attuale ruolo e ti preparerà per le sfide professionali che affronterai in futuro”
  • “Acquisire queste competenze aiuterà te e il tuo team a fare un passo avanti e padroneggiare meglio gli strumenti digitali di cui avete bisogno”
  • “Questo processo può davvero cambiare in meglio le logiche interne del team, aiutandovi a lavorare in maniera più efficiente”
  • “Acquisire questa nuova competenza ti aiuterà ad aggiungere valore al tuo lavoro attuale e ti preparerà al meglio per l’avanzamento del tuo percorso professionale”

Se i tuoi collaboratori comprenderanno i benefici di arricchire la propria posizione con competenze nuove e percepiranno l’importanza che ricoprono all’interno del team e dell’intera organizzazione, saranno indubbiamente felici di imbarcarsi in questa nuova esperienza di crescita.

Reskilling: riqualificare le competenze

Purtroppo, con il passare del tempo e l’evolversi dei mercati e del contesto, alcune professioni stanno via via perdendo di rilevanza. Ed è qui che entra in gioco il reskilling, ovvero il processo di riqualificazione delle competenze che permette ai professionisti di spostarsi da una posizione ormai considerata obsoleta a un’altra al passo con i tempi, e consente alle aziende di non rinunciare a risorse preziose. L’obiettivo del reskilling, quindi, è quello di promuovere l’impiegabilità a lungo termine e mettere i professionisti nelle condizioni di resistere ai cambiamenti del contesto attraverso l’acquisizione di competenze (anche del tutto nuove) che restituiscano valore al dipendente attraverso l’individuazione di un nuovo percorso professionale.

Per comprendere quanto sia urgente acquisire competenze del tutto nuove, basti pensare che, secondo uno studio della Commissione Europea, nel prossimo futuro 9 lavori su 10 richiederanno competenze tecnologiche di base; competenze che, ad oggi, il 44% dei cittadini europei tra i 16 e i 74 anni non possiede (e questo numero cresce ulteriormente se si guarda al caso italiano). Pertanto, è facile intuire come, senza gli adeguati investimenti in reskilling, nei prossimi anni molti professionisti italiani rischino di perdere il proprio posto di lavoro. Ovviamente, il Covid ha reso ancor più urgente un cambiamento di questo tipo, e questo le aziende italiane lo sanno bene. Secondo il Global Talent Trends Report 2020-2021 di Mercer, infatti, il 77% degli HR leader italiani ha messo gli investimenti in attività di questo tipo in cima alla lista delle priorità per il 2021.

Alla luce di quanto analizzato, è chiaro che oggi i professionisti HR come te giocano un ruolo centrale nella ridefinizione delle logiche professionali future. Il team di Risorse Umane dovrà investire sempre più nei propri talenti e offrire ai collaboratori opportunità di sviluppo e formazione che gli permettano di mantenere la propria posizione in azienda, cambiando però titolo e mansioni. Il reskilling, d’altronde, aiuta le aziende a trattenere i talenti – beneficiando così delle conoscenze e della fedeltà già acquisite – ed è un ottimo modo per aumentare l’engagement dei dipendenti. Ovviamente, è altrettanto importante che i singoli professionisti abbiano ben chiara la grande opportunità che viene offerta loro e siano abbastanza flessibili da proseguire nel percorso di apprendimento e formazione, anche a costo di uscire dalla propria comfort zone.

Non lasciare che il futuro ti spaventi

Il futuro può far paura, ma con le giuste precauzioni è facile preparare la tua azienda e i tuoi collaboratori ad affrontarlo a testa alta. Quelle che oggi sembrano sfide difficili, possono rivelarsi grandi opportunità di crescita ed evoluzione del business e delle persone che ne fanno parte. E saperle cogliere può portare importanti benefici alla tua azienda. Il ruolo dei team di HR ed L&D è cruciale per rendere questo viaggio il più semplice e coinvolgente possibile. L’importante è avere bene a mente dove si vuole andare, in quali difficoltà si può incorrere e quali azioni è necessario mettere in campo per promuovere con successo una cultura dell’apprendimento continuo. Con il giusto set di competenze e la voglia di mettersi in gioco, il futuro è nelle nostre mani!

Sappiamo che sei una persona curiosa,
quindi ecco altri articoli che potrebbero piacerti.

Vuoi ricevere gli articoli di GoodHabitz
direttamente nella tua casella di posta?

Saremo felici di inviarteli! Iscriviti alla nostra newsletter e riceverai articoli freschi di pubblicazione.