Trend n.1: Le human skill sono sempre più importanti.
Il panorama professionale è molto cambiato: le innovazioni tecnologiche stanno via via trasformando il nostro modo di lavorare e i mutamenti del contesto stanno portando alla nascita di nuove professioni; inoltre, il lavoro a distanza (o ibrido) è ormai ben diffuso in moltissime realtà. Tutti questi cambiamenti richiedono che le persone acquisiscano nuove competenze utili a stare al passo. Ma di quali competenze parliamo? Secondo una ricerca di McKinsey, i professionisti moderni hanno bisogno di concentrarsi prevalentemente su quelle trasversali e, in particolare, sulle “human skill”. La necessità di capacità manuali, fisiche e cognitive di base sarà sostituita dalla richiesta di skill digitali, sociali, emotive e cognitive superiori. Con l’emergere di sistemi sempre più automatizzati e macchine intelligenti, le persone dovranno imparare come aggiungere valore al lavoro e all’azienda, e dovranno essere in grado di muoversi in un ambiente sempre più digitale. Allo stesso modo, sarà anche la capacità di cambiare in base agli sviluppi interni ed esterni a giocare un ruolo cruciale per il successo dei dipendenti e delle organizzazioni.
Sapersi adattare ai cambiamenti, e sviluppare di volta in volta le skill necessarie ad affrontarli, è cruciale per mantenere la propria rilevanza nel mercato del lavoro anche negli anni a venire. Ed è importante che le stesse organizzazioni investano affinché i propri collaboratori continuino ad aggiornarsi, così da rispondere sempre in modo efficace alle evoluzioni del contesto circostante.
Trend n.2: Investire nella cultura aziendale.
La cultura aziendale è ciò che connette i collaboratori alla mission, alla vision e ai valori dell’organizzazione, ed è spesso il motore che spinge chi ne fa parte a creare connessioni profonde con i propri manager, con il team e con i clienti. Sebbene la cultura sia una delle principali ragioni che spingono un professionista a unirsi a una determinata azienda, a volte può anche rappresentare il motivo per il quale decide di lasciarla. Negli ultimi anni, infatti, la percezione che si ha della cultura organizzativa è cambiata; il lavoro a distanza ha tolto spazio all’azienda fisica come luogo di aggregazione, portando alla necessità di individuare e mettere in atto nuove modalità di engagement dei dipendenti.
Secondo una ricerca di Gartner, solo il 24% di chi lavora a distanza o in modalità ibrida sente di avere una connessione con la cultura della propria azienda, e la principale ragione per cui questo accade è che i professionisti spendono un 65% di tempo in meno in ufficio. Sempre secondo Gartner, però, il problema non risiede necessariamente nella cultura in sé per sé, ma nel fatto che i dipendenti non hanno modo di viverla a sufficienza. Pertanto, è compito dei manager e del dipartimento HR trovare modi alternativi per permettere ai propri collaboratori di sperimentare i benefici di una buona cultura aziendale anche a distanza, creando un senso di appartenenza.
La soluzione non è semplice, ma abbiamo raggruppato alcune idee che possono tornarti utili:
- Presta attenzione ai successi dei tuoi collaboratori e da’ loro la giusta importanza. Assicurati che i membri del tuo team si sentano apprezzati per il lavoro che svolgono e ottengano sempre il giusto riconoscimento – anche pubblico – nonostante la distanza fisica.
- Crea un contesto in cui i dipendenti provino un coinvolgimento anche nei confronti dell’azienda e del lavoro che svolgono, e non solo dei collaboratori con cui sono maggiormente in sintonia. Quali sono i valori della tua organizzazione, e come si legano a quelli dei singoli membri che la compongono?
- Crea delle microculture per incentivare le connessioni umane sia online che offline. Pensa a tutte quelle piccole cose che uniscono i tuoi collaboratori: cosa hanno in comune? Quali iniziative puoi organizzare, per incentivare le relazioni tra colleghi?
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